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Nepal, giorno 11. Aiuti diretti, rapidi, concreti

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da Redazione outdoortest.it

Le informazioni sulle condizioni dei villaggi vicini a Kathmandu, o verso le montagne, passano di bocca in bocca e dettano il programma degli aiuti diretti. La nostra raccolta fondi sta andando bene e ogni giorno possiamo attingere per acquistare ciò che serve alle famiglie dei senzatetto. Da oggi, insieme a Norbu Sherpa e la sua Wild Yaks Expeditions, ci dirigiamo verso il villaggio di Sankhu e quelli vicini. Avremo un fuoristrada carico di generi di prima necessità e, dopo 11 giorni, saremo i primi a portare un po’ di aiuto a queste popolazioni.

La gente sta cominciando a rientrare nella capitale, molti negozi hanno riaperto. Una parvenza di normalità sembra farsi strada dopo oltre 10 giorni dalla drammatica prima scossa del 25 aprile. I bilanci ufficiali, è bene ricordare, parlano di un dramma enorme, per vittime (il cui numero esatto sarà difficile da fissare) e soprattutto feriti (diverse decine di migliaia) che a causa dei ritardi degli interventi medici rischiano di subire ulteriori danni, talvolta permanenti. Gli edifici abbattuti sono diverse centinaia di migliaia e molti di più quelli danneggiati di cui sarà difficile stabilire l’agibilità in tempi brevi. La stagione delle piogge è alle porte, e saranno solo le tende allora a garantire un riparo a diverse migliaia di persone.

Ieri, 4 maggio, si è svolta la festa più sacra per i nepalesi, Buddha Jayanti, in occasione del compleanno del Buddah. Come sempre nell’aria le note della musica religiosa, i canti dei monaci, i colori delle bandiere di preghiera. Ma il tono era sommesso, senza quell’allegria tipica che contraddistingue questa pacifica religione, tollerante e aperta come nessu altra. La tristezza seguita al terremoto ha lasciato il suo segno, e non poteva essere che così.

Oggi siamo in marcia. Con una jeep carica di materiale essenziale per la sopravvivenza di adulti e bambini, partiamo per il villaggio di Sankhu che dista pochi chilometri dalla capitale, ma è rimasto isolato totalmente e attende disperatamente aiuti. Il nostro modo di operare è chiaro: raccolta diretta di fondi, acquisto diretto dei prodotti più utili, distribuzione mirata. In questo modo abbiamo la possibilità di controllare l’intera catena e di verificare la validità del nostro intervento.

Come noi, oltre alle grandi organizzazioni umanitarie che stanno operando su larga scala, ci sono molti gruppi di volontari, perlopiù nepalesi, che si sono organizzati e stanno agendo. Data la geografia del Paese del resto, questo sistema sembra essere il più efficace, capace di non dimenticarsi dei luoghi più remoti, di singoli villaggi al di fuori delle rotte più battute che, altrimenti, rischierebbero di essere del tutto ignorati.

Concludo, come sempre, con un appello a non abbassare la guardia, a proseguire nella raccolta fondi, perché il lavoro, qui, è solo iniziato e nei prossimi mesi diventerà ancor più duro.

Grazie a chi ha già contribuito e a chi deciderà di farlo attraverso la nostra pagina Facebook Nepal Needs Help

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